venerdì 6 febbraio 2015

La musica nella tradizione ebraica.


L'incontro  organizzato da Storia e Vita a Rubano sulla Shoah  è stato introdotto da un breve concerto di musica klezmer non tanto per esorcizzare e alleggerire la gravità delle parole e dei racconti che sarebbero stati fatti quella sera, quanto piuttosto per rendere omaggio ad una cultura musicale a cui l'Europa e il mondo occidentale in generale è debitrice. Quella stessa cultura che una mano assassina voleva cancellare dalla faccia della terra, dimenticando che anche il tanto amato Wagner non avrebbe potuto esistere senza la spinta che la musica ebraica ha impresso a quella occidentale sin dal medioevo. Anche l'incontro dell'undici febbraio a Mestrino sarà introdotto da un concerto klezmer, questa volta più esteso. 


Ma vediamo, per sommi capi, come e perchè la musica è importante nel mondo ebraico e quale è stato il suo ruolo nello sviluppo della musica occidentale.

In realtà è il  suono che nel mondo ebraico, privo come vedremo di qualsiasi iconografia, ha un ruolo fondamentale: durante il Capodanno religioso ebraico si soffia nello Shofar per ricordare che la creazione del mondo fu annunciata dalla potente sonorità di un corno d'ariete. Ma tutto l'universo mistico e filosofico ebraico è intriso di rimandi alla preminenza del suono, della voce, del canto nel rapporto tra Dio e gli uomini.
Il suono è elemento fondante della liturgia che per molti secoli è stata l'unica forma d'arte ebraica. A questo proposito l'interpretazione musicologica tradizionale  spiega l'importanza che la cultura ebraica attribuisce alla musica attribuendola al divieto religioso di raffigurare immagini sacre, per evitare il rischio di idolatria. L'impossibilità di dedicarsi alle arti figurative, quindi,  avrebbe spinto gli ebrei a sviluppare il proprio genio artistico esclusivamente sulla musica. 
Ne consegue una fondamentale peculiarità nella concezione estetica della musica presso gli ebrei, che identifica il bello con ciò che è buono e giusto. La musica diviene così componente essenziale della preghiera e  di ogni momento comunitario rivolto a Dio.
Dice Enrico Fubini nella sua raccolta di saggi sulla musica nella tradizione ebraica: «Tutta la vita ebraica è scandita da ritmi ben precisi che ne costituiscono in qualche modo l'essenza, l'anima, il suo significato più profondo[...] e anche la musica è essenzialmente temporalità, memoria, ritmo[...] Tra la musica e l'ebraismo c'è un'affinità profonda che va al di là della vaga metafora! Si potrebbe affermare che tutto l'ebraismo, la sua stessa essenza è una musica, o meglio una forma di musica, o, in altre parole,  un tentativo di imporre una forma al tempo».
Fubini, quindi, ribalta l'interpretazione musicologica tradizionale: non è solo il divieto della figurazione, che ha indotto  i potenziali pittori a farsi musicisti, ma, la particolare relazione, tipica dell'ebraismo, con il tempo più che con lo spazio,  con i ritmi precisi che scandiscono la vita ebraica, con il dovere di ricordare, di interpretare e reinterpretare la Bibbia; e dunque con la musica, che del tempo è un'espressione.
Altra caratteristica della musica ebraica è il costante e ambivalente rapporto con le culture dei paesi della Diaspora. In continua tensione tra la spinta ad integrarsi nella cultura del paese che li ospitava e la necessità di mantenere in vita la propria identità, la musica degli ebrei si è posta sempre in relazione osmotica con l'ambiente esterno. Da una parte essa ha costituito una delle premesse della musica occidentale attraverso le sue influenze sulla primitiva liturgia cristiana e successivamente sul canto gregoriano, dall'altra, in particolare per quanto riguarda la musica profana, si è arricchita delle esperienze musicali dei diversi paesi che hanno accolto le comunità ebraiche.
La musica klezmer è la musica di uno dei due grandi filoni della diaspora ebraica, quello askenazita dell’est europeo.  Una storia molto diversa ha avuto la musica del mondo sefardita, che ha conservato la lingua spagnola e si è fortemente contaminata con le sonorità del mondo arabo e della musica rinascimentale europea. 
Tornando al  klezmer, la parola deriva dai termini ebraici kley e zemer (strumento  per il canto) e individua  la musica popolare prevalentemente strumentale degli ebrei dell’Europa orientale,  conservata ed elaborata a partire dal XVII secolo, a dispetto delle difficili condizioni materiali e spirituali sofferte da questo popolo per regolamenti e divieti di imperatori, papi e zar. 
Il folklore e le tradizioni musicali di Polonia, Romania, Russia e Ucraina vivono nel klezmer coniugate da espressività e religiosità tipicamente ebraiche. 
Il klezmer, musica profana, è tuttavia il prodotto di una società fortemente religiosa e trae la propria ispirazione dai rumori della strada come dal canto della sinagoga.
Bisognerà aspettare gli ultimi decenni dell'Ottocento per trovare nella musica klezmer e nella canzone yiddish, stilemi musicali e tematiche completamente laiche e mondane, capaci di dar voce alla protesta sociale e politica e ai sentimenti personali.
Momento cruciale nella storia del klezmer fu la massiccia emigrazione ebraica negli Stati Uniti fra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento. A New York, primo approdo di circa tre milioni di ebrei, il klezmer conobbe una nuova vita grazie alla contemporanea nascita e affermazione dell’industria discografica. Ancora una volta il klezmer attinse all’universo sonoro del paese che l’aveva accolto, contaminandosi con il jazz. 

Bulgar from Odessa


Altri esempi di musica klezmer li potrete trovare in questo link

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