martedì 25 novembre 2014

Scrittura in carcere



Un maestro in carcere





Il maestro di scrittura dei corsi di Storia e Vita è finito anche in carcere: da ieri sera, sino a venerdì, le sue sapienti annotazioni alle voci dei detenuti su Radio 3, alle 19.45.


domenica 23 novembre 2014

L'altro sport, serata conclusiva



I campioni di ieri, di oggi e di domani...








Atmosfera raccolta, quasi come una chiacchierata tra amici, ma una forte tensione etica ed emotiva nei racconti dei protagonisti della serata di ieri a Mestrino, dedicata ai cosiddetti "sport minori" e condotta con mano esperta ed affettuosa da Remo Breda.



In apertura Andrea Moretti, allenatore del Petrarca, ha illustrato la sua visione del rugby, ma soprattutto la sua visione dello sport come educazione e introduzione alla vita. Nel suo discorso, affrontato con parole semplici ma profonde, i temi dell'impegno, del sacrificio, del rispetto degli altri, del rispetto delle regole, del valore della scuola sono stati ricorrenti.
Sembrava proprio di essere su un altro pianeta: se anche solo una parte di questi atteggiamenti potesse essere diffuso e messo in pratica da tutti, la nostra bella Italia sarebbe prima tra tutti e non solo nello sport. 

Magistrali le note sull'etica del rugby: chi è più forte vince sempre, non si può barare, nè contare sulla fortuna, ma l'avversario va sempre affrontato, per apprendere dagli errori!

Poche parole,  dirette e semplici, che valgono quanto un intero corso di etica o di educazione civica o, come si chiama adesso, di convivenza civile.


Maurizio Milanetto, con la riservatezza e la modestia del grande campione della seconda signora dello sport, la ginnastica artistica, ha raccontato la sua durissima ma esaltante esperienza. Da ragazzo, costretto ad andare lontano dalla famiglia per raggiungere i livelli più elevati e poi la sua esperienza di formatore sportivo, che mai ha voluto servirsi dei propri allievi per dare luce ad una sua seconda vita da allenatore. 

La ginnastica -ha affermato- al contrario del rugby, che a detta di Moretti, è uno sport per tutti, è invece uno sport per pochi, anzi pochissimi. Inutile sacrificare dei ragazzi ad una vita di fatica e di rinunce se non si intravedono delle qualità veramente particolari. Ma...dopo una vita in palestra, gli è capitata l'eccezione su cui vale la pena lavorare e su questo racconto, si è leggermente commosso. Sicuramente di questa promessa della ginnastica, che adesso ha solo 11 anni, sentiremo parlare a breve...

Giorgio Sbrocco ha poi presentato il suo lavoro letterario, "Il diario ovale", che altro non è altro che un atto d'amore nei confronti del rugby e dello sport genuino in generale. Un rugby raccontato come esperienza di vita e come paradigma della società: parafrasando Moretti, un libro  per tutti e non solo per addetti ai lavori.
Abilissimo dissacratore, ad una domanda del pubblico sul comportamento dei genitori spettatori del rugby, Sbrocco senza mezze misure ha affermato che sono uguali a quelli del calcio...


Paolo Moretti e  Francesco Bolla,  in rappresentanza di tutta la pallamano di Mestrino, hanno illustrato le difficoltà di uno sport tra i più praticati al mondo e misconosciuto in Italia. Nonostante questo, a  Mestrino la squadra femminile ha raggiunto i massimi livelli nazionali, due anni fa è stato organizzato in paese un torneo internazionale. In chiusura Moretti ha annunciato che il presidente del CONI,  Giovanni Malagò, per la sua prossima visita in Veneto li ha invitati ad una conferenza stampa congiunta.

La polemica, innescata da un breve intervento di Sbrocco sull'assenza dello sport dalle scuole, è stata ripresa dall'intervento di un dirigente del Petrarca che ha ulteriormente sottolineato come la scuola oltre a non accogliere lo sport al suo interno, ne scoraggia la pratica anche all'esterno, non mostrando comprensione verso gli atleti impegnati spesso in competizioni nazionali e internazionali.



Posizione confermata anche da Eloisa Passaro, la diciassettenne
campionessa di sciabola, che si è fermata anch'essa sulle difficoltà causatale dalla scuola. Ma il suo discorso, sotto le sapienti sollecitazioni di Remo Breda,  non si è certo fermato a questo: i risultati raggiunti, il gusto e l'adrenalina della competizione, la ricerca del continuo progresso, valgono sicuramente le mille rinunce, il rigore dell'impegno e la fatica fisica e mentale. 

Per concludere, grande successo della richiesta dei libri offerti in vendita. I ricavati del volume "i Vincenti" finanzieranno, per inciso, il proseguimento della fantastica avventura del rugby in carrozzina, introdotto in Italia da Alvise de Vidi.





giovedì 20 novembre 2014

Gli sport minori a Mestrino





I protagonisti della serata




Venerdì 21 novembre alle 20.45, presso la sala consiliare di Mestrino, seconda serata del ciclo: "L'altro sport", organizzato dall'associazione Storia e Vita.

Questa volta tocca agli sport minori, quelli cioè lontani dai riflettori, dalla televisione, dalla gloria e dal giro di denaro.

Eloisa Passaro
Testimonial d'eccezione, alcuni grandi campioni, come: Maurizio Milanetto, olimpionico di ginnastica artistica, Eloisa Passaro, nazionale di scherma ai campionati del mondo giovanili e Andrea Moretti, nazionale italiana di Rugby, ora allenatore del Petrarca.



Ma vediamo in particolare Maurizio Milanetto, docente e allenatore, riservatissimo sul proprio passato di atleta, ma in possesso di un palmares invidiabile: due olimpiadi come finalista (Monaco e Montreal, 72 e 76), tre titoli italiani assoluti, sportivo dell'anno nel 1972. 

Al centro della serata Giorgio Sbrocco: apprezzato giocatore di Rugby, docente di Tecnica, teoria e didattica del rugby presso le Università di Padova e di Ferrara, giornalista sportivo, già responsabile tecnico del settore giovanile del Petrarca e oggi collaboratore del Comitato Regionale Veneto.

Ma la sua presenza è dovuta ad una inedita
performance come narratore, sobrio ed efficace, del mondo del rugby. In questa nuova opera, l'intento narrativo  si presta alla descrizione di un mondo fatto di sacrifici, umanità e  solidarietà, senza tralasciare annotazioni, rese con mano leggera, ma profonde, sulla società e sulla vita in generale.



Quasi in parallelo, Giorgio Sbrocco si é dedicato alla raccolta delle testimonianze degli atleti del rugby in carrozzina.
Il risultato è stato  un libro che si è scritto da solo, come ama dire lui, e che ripercorre storie individuali e collettive, attraverso la voce dei diretti protagonisti, intervistati uno per uno. 


Conduttore d'eccezione, Remo Breda, vice presidente del Comitato Italiano Paralimpico.

Quindi domani sera a Mestrino, in sala consiliare alle 20.45:







sabato 8 novembre 2014

Mestrino incontra i campioni paralimpici



Un'occasione perduta,
ma non troppo... 



Perduta per chi non c'era ovviamente! Chi c'era, invece, ha potuto assistere, e fatto assistere i propri figli, ad una potente dimostrazione dal vivo delle infinite possibilità di superare le difficoltà, ad una lezione di volontà, ottimismo, capacità di reazione, in una parola ad una lezione di vita.

I personaggi che abbiamo incontrato ieri sera rappresentano al meglio, nella loro particolarità, quegli uomini che mi piace definire "diversamente italiani", alieni dal vittimismo, dal pressappochismo, generosamente altruisti nella condivisione del poco o del molto che possono dare.

Ma appartengono anche alla categoria dei "vincenti" non solo per i risultati sportivi, ma soprattutto per l'esito della loro battaglia con se stessi e con la malattia.

Non tutti i disabili divengono atleti al massimo livello, non tutti trovano lo sport come stimolo per la rinascita, come ha sottolineato Remo Breda: la strada della disabilità è disseminata di ostacoli, di solitudine, di tragedie e spesso di sconfitte. Ma talvolta un evento casuale, un incontro, uno stimolo, un'amicizia, una famiglia che non si piange addosso, come è successo ai protagonisti di ieri sera, può fare la differenza tra l'isolamento  e una vita degna di essere vissuta al di là delle difficoltà.

Proprio con questo spirito è stato pensato l'incontro: creare stimoli e occasioni, fornire suggerimenti e punti di riferimento, utili non solo a chi si trova all'improvviso in situazioni di grave disabilità, ma anche a tutti coloro che devono affrontare le difficoltà e le incognite di ogni vita umana, anche di quelle definite normali.

Privare i ragazzi di questa opportunità non è stato affatto educativo e se aggiungiamo il fatto che persone gravemente disabili hanno percorso centinaia di chilometri per comunicare del tutto gratuitamente la propria esperienza e sono state snobbate, per iniziare altri sia pur rispettabili "percorsi", il messaggio diseducativo mi sembra che abbia toccato il fondo.

Sì, sono amareggiato, perché al di là dell'indubbio successo della serata, una parte essenziale è venuta a mancare; mi è sembrato anche di leggere la delusione negli occhi vispi di Bebe Vio: quello che ha detto avrebbe potuto essere più incisivo se rivolto a una platea di coetanei, con i quali condivide tutti gli altri problemi dell'età.

Ma  adesso,  attraverso la prosa essenziale di Giorgio Sbrocco, veniamo alla cronaca degli interventi, che si sono svolti tutti nella massima spontaneità e semplicità, mentre sullo schermo giravano foto e filmati come quello seguente.  


                        Londra 2012

Serata di forti emozioni quella organizzata ieri sera alla Polivalente di Mestrino dall'associazione Storia e Vita, primo di due appuntamenti dedicati allo sport “altro”. Il prossimo è in programma venerdì 21 alle ore 20 presso la sala consiliare del municipio.

Diretti da Remo Breda nelle vesti di moderatore hanno raccontato e commentato la loro esperienza di sportivi agonisti: Nicola Carabba, Luca Bicciato, Alvise De Vidi, Laura Rigato, Lorenzo Major, Davide Brotto, Beatrice Vio e Marco Ferrigno, uniti nel segno della disabilità accettata e vissuta come una risorsa.

Nicola Carabba, dirigente nazionale Fispes e anima della padovana Aspea ha illustrato le finalità e le modalità operative del sodalizio, riconosciuta eccellenza italiana nel campo dello sport per disabili.

Luca Bicciato, campione di nuoto Dsiso (Down Syndrome International Swimming Organization) originario di Viogonza, ha parlato della sua esperienza di atleta di alto livello e di soggetto Down impiegato con contratto a tempo indeterminato presso un centro commerciale,

Alvise De Vidi, trevigiano, vera star della serata dall'alto dei suoi numerosi allori paralimpici, gloria dell'Aspea, attualmente tesserato per il gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre, ha raccontato di come, su mandato del presidente Cip Luca Pancalli, fu il primo a portare in Italia il Rugby in carrozzina, diventando capitano della Nazionale italiana.

Lorenzo Major, ferrarese,  ha stupito il pubblico con l'elenco delle molteplici attività sportive cui si è dedicato all'indomani dell'incidente che cinque anni fa lo costrinse su una sedia a rotelle: dalla scherma al nuoto passando per l'arrampicata sportiva, la canoa e la pallacanestro.

Il neo dottore in medicina Davide Brotto di Cittadella, giocatore e allenatore della prima squadra universitaria di basket in carrozzina (Cus Padova) ha tessuto gli elogi della pallacanestro. Lo sport che prima della malattia rappresentava tutta la sua vita e che oggi è diventato “uno strumento che mi consente di essere utile ai miei simili forse più e meglio di quando lo faccio indossando un camice”.

Marco Ferrigno, bolognese, campione di motocross, divenuto cieco all'età di 22 anni a causa di un incidente automobilistico ha svelato i segreti del baseball per non vedenti. “Una disciplina che mi ha costretto a tornare alla vita normale”

Beatrice Vio, Bebe per tutti, affermata campionessa di fioretto, ha parlato di Art4sport, l'associazione da lei fondata e diretta, che aiuta materialmente le famiglie di bambini desiderosi di fare sport nell'acquisto di protesi.

Stimolato da Remo Breda è seguito un dibattito nel corso del quale gli interventi del pubblico hanno posto l'accento sull'impatto emotivo e sulla portata educativa delle storie narrate dagli ospiti.
                        



















venerdì 7 novembre 2014

Lo sport minore: i protagonisti della serata.




Alvise De Vidi, o meglio  "commendatore" Alvise De Vidi: sette medaglie d'oro  in cinque differenti parolimpiadi, tra cui la mitica maratona di Atene 2004, nominato dal Coni tra i dodici atleti italiani più importanti in assoluto. 

Campione, allenatore, promotore e testimonial dello sport "minore": “Perché un campione che non trasmette nulla e ha la casa piena di trofei, vale poco.” 






Luca Bicciato, pluricampione di nuoto.














Davide Brotto, campione e allenatore di basket in carrozzina, neodottore in medicina











Nicola Carabba, presidente ASPEA

«Tutti i componenti della società si sono sempre impegnati per promuovere lo sport sia sui campi di gara convenzionali, sia in tutti gli ambienti in cui era necessario creare una cultura del disabile, intesa come persona che, pur con i suoi limiti, può condurre una vita normale e dignitosa non priva di gioie al pari di tutte le altre»





Il fenomeno Lorenzo Major: Canoa, scherma, tiro a segno, basket in carrozzina, nuoto e dall’anno scorso si dedica anche all’arrampicata...










Marco Ferrigno, campione di baseball e showdown









e per concludere: la grande Beatrice Bebe Vio



giovedì 6 novembre 2014

Attività sportiva e disabilità





Attività sportiva
e disabilità







Un interessante articolo sullo sport per disabili, con preziose annotazioni psicologiche valide per tutti i bambini.

Le teorie sullo sviluppo infantile, in particolare quelle di Bruner e di Piaget, affermano che la formazione della conoscenza nel bambino avviene in due fasi successive: la prima, riguarda la costruzione degli schemi percettivi e motori, la seconda consente di integrare questi schemi e la formazione dei concetti.

Nella prima fase, definita esplorativa, il bambino riconosce le caratteristiche fisiche degli oggetti (formazione di categorie percettivo-visive), abilità che gli consente di formulare ipotesi formali sugli oggetti stessi ( es: il bicchiere è cilindrico).

In una fase successiva, gli schemi percettivi saranno integrati con gli schemi di azione, consentendo al bambino di acquisire i concetti, di individuare le caratteristiche funzionali degli oggetti ed il nucleo funzionale di tutti gli oggetti appartenenti ad una medesima categoria ( bicchiere e tazza: oggetti che servono per bere).

La possibilità di manipolare ed esplorare gli oggetti per ottenere informazioni sull’ambiente circostante, condiziona la formazione della conoscenza nei primi anni di vita del bambino, ne consegue pertanto che le operazioni intellettuali originano da azioni reali e che anche i processi inferenziali ( base della conoscenza astratta) sono legati all’atto motorio.

Una tappa fondamentale dello sviluppo psicologico è l’organizzazione della propria identità, strettamente connessa alla possibilità di percepirsi separato dal corpo della madre. Frequenti infatti sono le situazioni in cui i bambini disabili manifestano eccessiva dipendenza ed intolleranza a qualunque forma di separazione dalla madre, con la quale vive un rapporto di fusione-confusione senza avere coscienza dei propri limiti.

Attraverso l’esperienza motoria, inoltre, l’individuo costruisce la propria esperienza soggettiva, base per lo sviluppo successivo della personalità che si struttura grazie anche alla conquista della piena padronanza del corpo, della gestualità, delle proprie azioni.

Per quanto riguarda l’ambiente familiare della persona con disabilità, c’è da dire che spesso la famiglia tende a mantenere l’individuo in uno stato di dipendenza, anche sostituendosi a lui in alcune situazioni, scoraggiando in tal modo l’autonomia e quindi la scoperta di altre potenzialità sia a livello fisico che psicologico.


L’avviamento all’attività motoria, per questi bambini, pertanto, riveste un ruolo di primaria importanza anche per quanto riguarda lo sviluppo psicologico e la progressiva conquista dell’autonomia.

Innanzitutto la pratica sportiva genera la necessità di allontanarsi fisicamente dal nucleo familiare, favorendo la prima separazione fisica) dalla figura materna, in secondo luogo, in piscina o in qualunque altro spazio deputato a questa attività, il bambino avrà l’opportunità di relazionarsi anche con il mondo esterno ( istruttore , gruppo di pari ), oltre che con il proprio mondo interno integrando le incapacità o le goffaggini con la scoperta di nuove possibilità che contribuiscono all’accettazione di sè anche come essere imperfetti.


Sicuramente l’evoluzione delle capacità motorie è legato allo sviluppo dell’attività cerebrale, così come si può osservare nei primi giochi dei bambini che si confrontano con il mondo esterno facendolo oggetto della loro attività cognitiva.

Quando il bambino si trova fuori dai contesti famigliari incontra coetanei che hanno la sua stessa energia e gli stessi problemi, ed è con loro che inizia a vivere nuove esperienze e nuovi legami affettivi. E’ il modo naturale per iniziare ad emanciparsi dai genitori e per trovare nuove realtà al di fuori della sfera ristretta della famiglia. E’ con i coetanei, grazie al gioco, che il bambino può ricercare dinamiche affettive analoghe a quelle familiari, ristrutturando gli stessi ruoli, oppure, nella maggioranza dei casi, ricercarne differenziate fondando gli affetti su basi diverse assumendo ruoli diversi da ciò che avviene in famiglia. Ad esempio se in una famiglia esiste una supervalutazione di un eventuale fratello maggiore, il bambino giocando, al di fuori del contesto famigliare, , con i suoi coetanei si trova a vivere le stesse esperienze sia di successo che di insuccesso riequilibrando così il suo senso di inferiorità.

Stare con i coetanei è anche un modo per impossessarsi dei comportamenti degli adulti, per abituarsi al controllo della realtà imparando a responsabilizzarsi e ad accettare quelle regole morali e di comportamento che sono la base di una corretta socializzazione.

Il gioco è, quindi, un’attività motoria importante e che serve ad assolvere molte funzioni:

- esplorazione
: il bambino osserva il suo ambiente e ne fa conoscenza manipolando e toccando i vari oggetti;

- acquisizione di abilità fisiche specifiche
 : tramite i giochi di movimento e di precisione;

- fortificazione dell’organismo
: anche in questo caso tramite i vari giochi fisico-motori;

- aumento del senso di sicurezza e di autostima
: attività ludico-motoria, giochi di precisione e giochi sociali;

- socializzazione
: giochi di gruppo;

- appropriazione dei ruoli sociali e sessuali degli adulti
: giochi simbolici e giochi sociali dove si instaurano i vari ruoli differenziati tra maschi e femmine;

- acquisizione di abilità logiche
: giochi di costruzione, di fantasia e di regole.

Analizzando questo piccolo elenco si può notare che l’attività ludica, spesso bistrattata o relegata ad una visione strettamente agonistica, è non solo corretta ma fondamentale.

In un processo formativo, quale quello ideato nel progetto Giocosport, l’attività ludica riveste, per l’appunto, un ruolo fondamentale.

Nei bambini più piccoli o nei soggetti con ritardi più gravi ad esempio, si può pensare ad una serie di giochi volti a sviluppare le capacità individuali e la socializzazione. Questa seconda parte potrà essere affrontata organizzando giochi in coppia dove non si dovrà puntare ad una cooperazione obbligata ma, organizzando situazioni sempre nuove, i bambini si troveranno ad adottare azioni comuni.

Con l’aumentare dell’età crescerà il bisogno di socializzazione tramite l’identificazione con i propri pari. In questa fase i giochi saranno sempre più complessi e potranno coinvolgere la totalità del gruppo. Inizieranno a fare la loro comparsa anche le "regole" che verranno seguite e difficilmente cambiate.

Si creeranno delle squadre, si inizierà ad evidenziare anche l’aspetto agonistico, che altro non è che una forma più adulta e matura del gioco. Esempio di quanto esposto ora lo si può trovare in quelle situazioni che si attuano in palestra, o all’aperto, dove si formano squadre per confrontarsi, in gruppo, in giochi che al tempo stesso sviluppano quelle capacità coordinative fondamentali nella crescita. Nel gioco il bambino imita l’adulto, ma evitando al tempo stesso le responsabilità dell’adulto: quando il bambino gioca i confini tra fantasia e realtà sono aboliti, crea situazioni immaginarie che affronta e padroneggia, riuscendo in tal modo a sopportare e superare l’ansia delle situazioni reali.

Compito dell’istruttore, in questo caso, sarà quello di abituare l’allievo a vivere in modo tranquillo e non traumatico questo nuovo salto di qualità, rendendo l’agonismo un qualcosa di interessante che è ancora un gioco, ma un gioco diverso e potrà portare il ragazzo disabile a vivere lo sport in maniera positiva, ricercando in questa attività una via per la propria realizzazione.

L’attività sportiva, soprattutto se di tipo agonistico, permette:

- di esprimere in forma ritualizzata l’aggressività  necessaria alla persona disabile per affermare sè stessa in un ambiente competitivo, e quindi non propriamente favorevole;

- il confronto con degli avversari, sperimentando la possibilità di ingaggiare una lotta e quindi di rivaleggiare per vincere, nel rispetto delle regole, senza che ne consegua una distruzione dell’altro e quindi la violenza;

- di accettare la sconfitta, insegna a gestire la rabbia derivante dalla frustazione e a non lasciarsene sopraffare; la sconfitta non esiste senza vittoria, è l’altra faccia della medaglia, vista in questa prospettiva essa diventerà uno stimolo per progredire, nello sport e nella vita, con conseguente rafforzamento dell’autostima.

- di sviluppare l’autodisciplina, gli esercizi, gli allenamenti, gli sforzi per apprendere e migliorare il gesto tecnico, infatti, non sono fini a sè stessi ma in funzione di un obiettivo: la riuscita in gara, sul campo di gioco e lo svolgimento di un compito scolastico o di un’attività lavorativa, nella vita quotidiana.

La partecipazione simultanea delle molteplici esperienze motorie e sensoriali , ma anche cognitive ed emozionali, consentendo all’individuo la possibilità di scoprire o ritrovare valori,motivazioni, scopi, mete.


Prof. Francesco Perrotta