giovedì 11 febbraio 2016

Il racconto dell'esodo di S. Basalisco



Profughi di ieri e di oggi




Pubblichiamo oggi l'intervento di Sergio Basalisco all'incontro di Rubano del 5 febbraio dedicato ai profughi di ogni tempo. Nella sua vibrante narrazione, Basalisco  coniuga la ricostruzione storica delle vicende del confine orientale con la microstoria della sua famiglia, fuggita da Pola. 

(Sergio   Basalisco,  febbr. 2016)
(1) Premessa
Ho   accettato  molto  volentieri  di portare la  mia  testimonianza   di profugo  istriano   in un incontro dedicato al tema del profugato.  Doloroso fenomeno che ha radici antiche (fu  profugo  anche Enea  quando, con il padre sulle spalle e i figli per mano ,dovette  lasciare  Troia  devastata  dai Greci) ed oggi  ha  inquietanti dimensioni  mondiali: secondo i calcoli dell’ ONU  i  profughi che fuggono da  guerre, da  catastrofi  e da persecuzioni  per motivi di razza, di religione, di nazionalità, di  opinione politica  sono  stati  60  milioni  nel 2015: circa  50.000  persone  ogni  giorno  hanno  dovuto  abbandonare  la  terra  in  cui  erano    nati.
E’  bene che non ci si stanchi di riproporre  la  rievocazione  della  Shoa   degli  anni ‘40 (che in Italia  fu  anticipata  dalle  leggi  razziali  del  1938) e  dell’esodo  giuliano  del  2°  dopoguerra  che  coinvolse  350.000  dalmati , fiumani , istriani.  Dobbiamo  uscire  da  silenzi  opportunisti   e  da  rievocazioni  monche   e  autoconsolatorie.
Il  silenzio  sui  7.000-10.000  infoibati  nelle  voragini  istriane  e  sull’  esodo  giuliano  è  durato  fino  alla   legge 92/2004, fortemente  voluta  dal  Presidente  Ciampi, che  istituì  la  Giornata  del  Ricordo. A  lungo  si  ebbe  timore  di  offrire  argomenti  alla  propaganda  nazionalista, anti-comunista  e  anti-slava. Si  è  dovuto  aspettare  il  2004  per  cominciare  a  leggere  tutte  le  pagine  della  storia  del  nostro  confine  orientale.

martedì 2 febbraio 2016

Giornata della memoria a Mestrino



Pochi ma buoni






Inaspettatamente pochi partecipanti ad un appuntamento annuale che a Mestrino ottiene di solito la presenza di centinaia di persone. Ma i pochi che c'erano sono rimasti sicuramente affascinati dalla testimonianza dell'avv. Parenzo e dalla sua minuziosa ricostruzione delle vicende dalla comunità ebraica nel Veneto e a Padova. 
Quando si è giunti alla storia recente, alle leggi razziali e alle persecuzione avvenute nel nostro stesso territorio, qualcuno ha potuto scoprire l'esistenza dei campi di detenzione padovani, anticamera dell'internamento nei luoghi di sterminio. Villa Venier di Vo' Vecchio era uno di questi. 
Naturalmente, particolare da non dimenticare, in questi luoghi si arrivava grazie alla solerte azione delle forze dell'ordine repubblichine e alle delazioni dei "buoni" concittadini, molti, troppi in rapporto ai pochi "giusti" che hanno salvato numerosi concittadini ebrei.
Quando si è parlato poi della avventurosa fuga della famiglia Parenzo in Svizzera, si sono fatte strada interessanti analogie con la situazione dei profughi odierni. La civilissima e pacifica Svizzera osservava, sebbene a tratti, la politica dei respingimenti: troppe presenze estranee probabilmente avrebbero messo in crisi la tranquillità e il relativo benessere elvetico, ma l'alternativa poteva essere, e lo fu per molti, lo sterminio. 
I cultori contemporanei dei respingimenti non dovrebbero far altro che meditare e non lucrare sulle legittime paure delle persone.
Ma, si sa, la storia poco o nulla insegna e quasi nessuno capisce che quanto vede per adesso sugli schermi televisivi, un giorno potrebbe osservarlo dal balcone di casa.  
La discussione e la riflessione su questi e altri temi analoghi ha inchiodato per oltre un'ora di dibattito i partecipanti, che, seppur pochi, ne sono usciti soddisfatti e arricchiti.