venerdì 26 dicembre 2014

STATUTO e LOGO



Associazione Culturale di Promozione sociale e Volontariato
Storia e Vita - Statuto




Art.1 Denominazione e sede.
E’ costituita, nel rispetto del Codice Civile e della normativa in materia, l’Associazione di Promozione Sociale e Volontariato, denominata  “Storia e vita”, con sede in Via Bolzano 13, 35130 – Rubano (Padova)

Art. 2  Finalità
L’associazione è aconfessionale e indipendente da partiti e formazioni politiche e sindacali, non ha scopo di lucro e svolge attività di promozione sociale e volontariato.
L’associazione si propone in particolare:
a)      Promuovere e incentivare le attività culturali nel territorio:
b)      Favorire esperienze d’incontro, di dialogo e condivisione tra le diverse generazioni;
c)       Favorire lo scambio culturale con comunità di diversa origine nazionale presenti nel territorio;
d)      Promuovere percorsi di diffusione della cultura musicale;
e)      Rispondere alle esigenze culturali del territorio, in sinergia con altre associazioni e con le istituzioni locali;
f)       Tenere vivi i valori della Memoria, della Resistenza, dell’antifascismo, della legalità  e della Costituzione.

Art.3  Soci
Son ammessi all’associazione tutti coloro che ne condividono le finalità e ne accettano lo Statuto e il Regolamento interno.  
L’organo competente a deliberare sulle domande di ammissione è l’Assemblea, che in caso di diniego dovrà fornire adeguate motivazioni.
Il richiedente, nella domanda di ammissione, dovrà specificare le proprie complete generalità e impegnarsi a versare annualmente la quota associativa.
L’adesione all’associazione è a tempo indeterminato fermo restando il diritto di recesso.
Sono ammesse cinque categorie di soci:
  • Fondatori: coloro che hanno sottoscritto l’Atto costitutivo e il primo Statuto associativo;
  • Ordinari: coloro che versano la quota associativa, annualmente stabilita dall’assemblea;
  • Sostenitori: coloro che oltre alla quota associativa, erogano contribuzioni volontarie straordinarie;
  • Benemeriti: soci nominati dall’Assemblea per meriti particolari acquisiti a favore dell’Associazione;
  • Giovani: soci di minore età, ammessi nell’Associazione con parità di diritti e doveri dei Soci ordinari, ma il cui diritto di voto è esercitato da un genitore.

Giornata della memoria, giorno del ricordo, 2

   





          Cimiteri istriani 








Oggi l'Istria è meta turistica di molti italiani, Veneti in particolare. Pochi però hanno la consapevolezza di quello che questa ventosa terra di frontiera ha rappresentato per l'Italia e il mondo intero alla fine della seconda guerra mondiale. La piazza tutta veneziana di Rovigno, nel mese di agosto sembra una piccola dependance del Veneto, ma non é così: gli spettacoli sono in croato, la lingua ufficiale é il croato, gli sport e le feste sono croate: gli italiani sono a volte ammirati e qualcuno iscrive i figli alle loro scuole, a volte sopportati come portatori di necessaria valuta europea.


Ma in Istria, l'esperienza più illuminante è quella di entrare in un qualsiasi cimitero, non solo perché il luogo, come altri simili, induce alla meditazione sulla caducità delle cose umane, ma anche perché qui le tombe illustrano, meglio di un libro di storia, le travagliate vicende di questa terra. 


In ogni cimitero ci sono tombe abbandonate, per lo più con nomi italiani, ma non solo: sono quelle delle famiglie, fuggite per intero  in Italia o di quelle sterminate nelle foibe.
Ma subito dopo può succedere di trovare una tomba con cognomi italiani e croati mescolati nella stessa famiglia, o cognomi italiani e nomi croati (Antonjio, Marjia) o il contrario cognomi croati e nomi di battesimo italianissimi.





Nel cimitero di Pisino ho trovato la tomba di padre Emanuele Ongaro, nato a Fontanafredda (Padova) e morto in Istria nel 1943, celebrato in italiano e croato. 
Morto per difendere i suoi concittadini dai nazisti? La faccenda meriterebbe un'ulteriore ricerca. 


E se non vi bastasse per convincervi dell'estrema mescolanza che c'è in queste terre e che più ancora doveva esserci prima dell'esodo, andate a passeggiare sui moli di Rovigno: i pescatori che riparano le reti passano insensibilmente dal dialetto istriano (comprensibilissimo) all'oscuro croato, per poi ritornare altrettanto leggermente alla musicalità di una lingua assai simile al triestino.



Poco più oltre, il monumento ai mitici partigiani di Rovigno, ancora una volta nomi italiani e croati mescolati insieme.







  

                                           Il giorno del ricordo a Mestrino

giovedì 25 dicembre 2014

l giorno del ricordo 3






     Le foibe e l'esodo











La mescolanza di nazionalità e di etnie delle terre d'Istria, che abbiamo visto attraverso la visita ai cimiteri istriani, la fascistizzazione forzata, lo sradicamento culturale e linguistico delle popolazioni non italiane, sommata alle complesse vicende della fine della seconda guerra mondiale, portarono alla resa dei conti, durante la quale agli eccessi precedenti di una parte si rispose con altrettanta e inaudita cieca violenza.

Dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre in Istria e in Dalmazia iniziò la vendetta dei partigiani di Tito, che aprirono la triste stagione delle "foibe", culminata nei  40 giorni dell'occupazione titina di Trieste (maggio-giugno 1945), quando  divenne tristemente famosa la foiba di Basovizza, oggi monumento nazionale. La comprensibile, se pur non accettabile, reazione alle angherie subite dagli occupanti italiani, prima e dopo la guerra, portarono a una reazione che coinvolse anche molte persone innocenti.

La tragedia delle foibe si ripetè in parecchi luoghi dell'Istria e durò sino al 1947, cioè sino alla firma  del trattato di pace che cedeva definitivamente l'Istria e la Dalmazia alla confederazione iugoslava. 
Con la definitiva delimitazione dei confini, che ebbe una coda più lunga per Trieste e Pola, iniziò il secondo dramma: quello degli esuli, italiani d'Istria e Dalmazia che scelsero di abbandonare la propria terra per non appartenere ad uno stato socialista.

Inizia così un lungo silenzio, una rimozione durata quasi 50 anni: 350.00 persone diventano fantasmi, esuli privati dei propri beni e male accolti anche in patria per svariati e spesso inconfessabili motivazioni. Il PCI perchè stanno fuggendo da un paese in cui sta per realizzarsi il sogno del socialismo, la DC per far dimenticare  le proprie debolezze sullo scenario internazionale, i neofascisti per non far venire alla luce quello che accadde tra il '43 e il 4'5 durante l'occupazione nazifascista, quando il cosiddetto litorale adriatico divenne di fatto parte del terso Reich.
Questa per sommi capi la storia dell'esodo; chi vuole saperne di più é invitato all'incontro di stasera a Mestrino:



Accadde in Italia, 1







Il "Manifesto della razza", 1938

Da "La difesa della razza", anno I, numero 1, 5 agosto 1938







Il ministro, segretario del partito ha ricevuto, il 26 luglio XVI, un gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle università italiane, che hanno, sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare, redatto o aderito, alle proposizioni che fissano le basi del razzismo fascista.

1. Le razze umane esistono. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano ad ereditarsi.


Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti.



2. Esistono grandi razze e piccole razze. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei, i dinarici, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente.


3. Il concetto di razza è concetto puramente biologico. Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza.  


Studenti Erasmus

Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.

e la mora a sx?
4. La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà ariana. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti preariane. L'origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell'Europa.

5. È una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. Dopo l'invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l'Italia da almeno un millennio.

Pura razza italiana
6. Esiste ormai una pura "razza italiana". Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico-linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l'Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana.

7. È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano-nordico. 
Robert Capa, agosto '43
Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l'Italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità.


8. È necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall'altra. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili.

Pio La Torre, sicuramente ariano, ma comunista
9. Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.

10. I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo. L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.

Elenco dei 10 scienziati italiani firmatari del manifesto della razza**:
Lino Businco, Assistente alla cattedra di patologia generale all'Università di Roma
Lidio Cipriani, Professore incaricato di Antropologia all'Università di Firenze
Arturo Donaggio, Direttore della Clinica Neuropsichiatrica dell'Università di Bologna, Presidente della Società Italiana di Psichiatria
Leone Franzi, Assistente nella Clinica Pediatrica dell'Università di Milano
Guido Landra, Assistente alla cattedra di Antropologia all'Università di Roma
Nicola Pende, Direttore dell'Istituto di Patologia Speciale Medica dell'Università di Roma
Marcello Ricci, Assistente alla cattedra di Zoologia all'Università di Roma
Franco Savorgnan, Professore Ordinario di Demografia all'Università di Roma, Presidente dell'Istituto Centrale di Statistica
Sabato Visco, Direttore dell'Istituto di Fisiologia Generale dell'Università di Roma, Direttore dell'Istituto Nazionale di Biologia presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche
Edoardo Zavattari, Direttore dell'Istituto di Zoologia dell'Università di Roma

Il giorno del ricordo 2014, incontro a Mestrino




Seconda iniziativa dell'Associazione Storia e Vita in occasione del  giorno del ricordo,   in collaborazione con ANPI e ViviMestrino









Giorno del ricordo




Un pezzo di storia italiana,
 rimosso per troppi anni










La legge 92 del 2004 istituisce il  «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e  delle vicende del confine orientale. Voluta dall'allora Alleanza Nazionale, ma poi sostenuta e votata da tutti i gruppi politici, prevede che " La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale."

   
Per comprendere sino in fondo gli orrori delle foibe, gli errori di valutazione e le ipocrisie della sinistra italiana di allora e le simmetriche strumentalizzazioni della parte opposta, la complessità di una situazione di confine con le sue interconnessioni familiari, sociali e linguistici, bisogna partire da molto lontano.
Dalla dominazione austriaca, paradossalmente più rispettosa delle diversità di quanto non sarebbero stati poi gli italiani, si passò alla dissennata opera di italianizzazione e fascistizzazione operata negli anni 20, che maturò i suoi frutti devastanti un quarto di secolo dopo.  
Le parole di Boris Pahor, triestino di lingua slovena, sopravvissuto poi ai campi di sterminio nazisti, ne scolpiscono l'avvio:
"...Già in gioventù ogni illusione ci era stata spazzata via dalla coscienza a colpi di manganello e ci eravamo gradualmente abituati all'attesa di un male sempre più radicale, è più apocalittico. Al bambino a cui era capitato in sorte di partecipare all'angoscia della propria comunità che veniva rinnegata e che assisteva passivamente alle fiamme che nel 1920 distruggevano il suo teatro nel centro di Trieste, a quel bambino era stata compromessa per sempre ogni immagine di futuro. Il cielo color sangue sopra il porto, i fascisti che dopo aver cosparso di benzina quelle mura aristocratiche, danzavano come selvaggi attorno al grande rogo: tutto ciò si era impresso nel suo animo infantile traumatizzandolo. E quello era stato solo l'inizio, perché in seguito il ragazzo si ritrovò  a essere considerato colpevole, senza sapere contro chi o contro che cosa avesse peccato. Non poteva capire che lo si condannasse per l'uso della lingua attraverso cui aveva imparato ad amare i genitori e cominciato a conoscere il mondo. Tutto divenne ancora più mostruoso quando a decine di migliaia di persone furono cambiati in cognome e il nome e non soltanto ai vivi, ma anche agli abitanti dei cimiteri. Ed ecco che quella soppressione, durata un quarto di secolo, raggiungeva lì nel campo il suo limite estremo, riducendo l'individuo a un numero..." Boris Pahpr, Necropoli- Fazi editore


La legge 92/04 completa


   

mercoledì 24 dicembre 2014

Giornata della memoria 2014


Hanna Arendt



    

        La banalità del male







""Quel che ora penso veramente è che il male non è mai 'radicale', ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso 'sfida' come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua 'banalità'. Solo il bene è profondo e può essere radicale.""



Nel 1961 Hannah Arendt seguì le 120 sedute del processo Eichmann Eichmann, il criminale nazista che , aveva coordinato l'organizzazione dei trasferimenti degli ebrei verso i vari campi di concentramento e di sterminio. Nel maggio 1960 era stato catturato in Argentina, dove si era rifugiato, da agenti israeliani e portato a Gerusalemme. Processato da un tribunale israeliano, nella sua difesa tenne a precisare che, in fondo, si era occupato "soltanto di trasporti". Fu condannato a morte mediante impiccagione e la sentenza fu eseguita il 31 maggio del 1962. 
Il resoconto di quel processo e le considerazioni che lo concludevano furono pubblicate su una e poi riunite nel 1963 nel libro "La banalità del male" 
Nel libro la Arendt analizza i modi in cui la facoltà di pensare può evitare le azioni malvagie. 
Sostiene che "le azioni commesse dai nazisti erano mostruose, ma chi le faceva era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso". 
L'immagine di Eichmann sembra essere quella di un uomo comune, caratterizzato dalla sua superficialità e mediocrità che lasciano stupiti se si pensa all'enormità del male commesso.
Ciò che la Arendt scorge in Eichmann non é neppure stupidità ma qualcosa di completamente negativo: l'incapacità di pensare. 

In un altro testo (L'origine del totalitarismo) la Arendt si domanda come sia stato possibile che solo poche persone non abbiano aderito al regime nazista e in più si chiede come abbiano fatto queste poche a resistere, malgrado le coercizioni e i terribili rischi.
A tale domanda risponde in maniera semplice: i non partecipanti, chiamati irresponsabili dalla maggioranza, sono gli unici che osano essere "giudicati da loro stessi"; e sono capaci di farlo non perché posseggano un miglior sistema di valori o perché i vecchi standard di "giusto e sbagliato" siano fermamente radicati nella loro mente e nella loro coscienza, ma perché essi si domandano fino a che punto essi sarebbero capaci di vivere in pace con loro stessi dopo aver commesso certe azioni.

 Questa capacità non necessita di una elevata intelligenza ma semplicemente dell'abitudine a vivere insieme, e in particolare con se stessi,  occupati in un dialogo silenzioso tra io e io, che da Socrate in poi è stato chiamato "pensare". 
L'incapacità di pensare non è stupidità: può essere presente nelle persone più intelligenti e la malvagità non è la sua causa, ma è necessaria per causare grande male. 
Dunque l'uso del pensiero previene il male. La capacità di pensare ha  la potenzialità di mettere l'uomo di fronte ad un quadro bianco senza bene o male, senza giusto o sbagliato, ma semplicemente attivando in lui la condizione per stabilire un dialogo con se stesso e permettendogli dunque di elaborare un giudizio circa tali eventi. 

Giornata della memoria 2014


Disegno di Helga Weissova

Storia e vita

Continua con questo post la serie di articoli sulla questione ebraica e in particolare sulle vicende della shoah, alla quale l'associazione Storia e vita,  recentemente sorta a Mestrino,  dedicherà una importante serata, il 24 gennaio prossimi, attraverso la prima di una serie di testimonianze di vita vissuta, in questo caso di un reduce da Auschwitz. 
Questo post presenta una scheda riassuntiva utile per gli studenti, ma anche punto di partenza per ulteriori approfondimenti


Glossario e notizie storiche.


Il 27 gennaio è la data in cui, nel 1945, il più grande campo di sterminio nazista, Auschwitz -Birkenau, fu liberato dalle truppe sovietiche . 
Il 27 gennaio  in ricordo della Shoah, cioè dell'annientamento del popolo ebraico, è celebrato dagli stati membri dell'ONU, in seguito alla risoluzione 60/7 del 1 novembre 2005.
Il giorno della memoria.In Italia gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 definiscono così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria:
Art. 1.« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.»

 Antisemitismo L' antisemitismo è il pregiudizio, l' odio e la discriminazione contro gli Ebrei. La persona che fa proprio questo pregiudizio e odio ed esercita questa discriminazione è detta antisemita. 
Il termine è stato coniato alla fine del XIX secolo in Germania da Wilhelm Marr e sebbene il termine semita non indichi solo il popolo ebreo, ma una più ampia famiglia di popoli, la parola fu introdotta al posto del termine tedesco Judenhass (odio per gli ebrei) e con questo significato è tuttora utilizzata.

Persecuzione degli ebrei. 
La persecuzione degli ebrei risale a tempi molto antichi ed è stata ed è un fenomeno ricorrente nella storia del mondo occidentale e dell'Europa in modo particolare.

Lo storico J.Chanes ha individuato sei stadi nell'evoluzione storica dell'antisemitismo :
1. Anti-giudaismo nell'antica Grecia e Roma che fu essenzialmente di natura etnica
2. Antisemitismo cristiano nell'antichità e nel Medioevo che fu di natura religiosa e è durato fino ai tempi moderni.
3. Antisemitismo politico, sociale ed economico dell'Europa del Settecento che preparò il terreno per l'antisemitismo razzista 
4. Tra la fine dell'Ottocento e il Novecento l'antisemitismo ha assunto i caratteri del razzismo e ha avuto la sua massima e terribile realizzazione nel nazismo immediatamente prima e nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
5. Antisemitismo contemporaneo che è stato chiamato Nuovo Antisemitismo

 Shoah: catastrofe.  Il termine ebreo utilizzato per indicare lo sterminio nazista è Shoah, parola biblica che significa: calamità, catastrofe, sventura, disgrazia che colpisce molte persone.
Olocausto. Il termine  viene dal greco holokauston e si riferisce a un sacrificio rituale di animali offerto a un dio in cui tutto (olos) l'animale è bruciato (kaustos). Per centinaia di anni il termine è stato usato per indicare grandi massacri, dal 1960 è utilizzato per riferirsi al sistematico massacro (con il fuoco) degli Ebrei nei campi di concentramento e di sterminio. 
Alcuni studiosi ebrei rifiutano questo termine che rimanda a un sacrificio religioso piuttosto che a un assassinio di massa.
Il termine Soluzione finale della questione ebrea (Endlösung der Judenfrage) venne utilizzato dai nazisti per indicare l'uccisione di milioni di Ebrei da loro realizzata nel corso degli ultimi due anni della Seconda Guerra Mondiale. 
Adolf Eichmann  Otto Adolf Eichmann fu un luogotenente colonello delle SS e uno dei maggiori organizzatori dell'Olocausto. Per le sue capacità organizzative e la sua affidabilità ideologica Eichmann fu incaricato da Reinhard Heydrich di gestire la logistica delle deportazioni di massa degli ebrei verso i campi di sterminio nell'Europa dell'Est occupata dalla Germania.
Al termine della II Guerra Mondiale, con un lasciapassare della Croce Rossa ottenuto fraudolentemente, riuscì a fuggire in Argentina dove visse sotto falsa identità fino al 1960 quando venne catturato dall'intelligence di Israele (Mossad). Condotto in Israele, fu processato e giustiziato tramite impiccagione nel 1962.
Il processo di Eichmann in Gerusalemme davanti alla Corte Distrettuale di Gerusalemme ebbe inizio l'11 Aprile del 1961. Egli fu incriminato di 15 capi di accusa, tra cui crimini contro l'umanità e crimini di guerra, crimini contro il popolo ebreo.
Il processo sollevò in tutto il mondo un grande interesse e dibattito.
Eichmann parlando in sua difesa disse che egli non contestava le accuse che gli venivano rivolte. Per tutta la durata del processo Eichmann ripetè che egli aveva solamente « eseguito degli ordini ». Questa stessa linea difensiva era stata adottata dai nazisti processati a Norimberga.(1945-46). Egli affermò di essere un semplice trasmettitore con poco potere e di non avere mai fatto nulla senza avere ottenuto prima le istruzioni da Hitler o dai suoi superiori.
Dopo 14 settimane di testimonianze, 1.500 documenti, 100 testimoni di accusa e dozzine di deposizioni di difesa il processo terminò il 14 agosto. I giudici si ritirarono per stabilire la sentenza e l'11 dicembre Eichmann fu dichiarato colpevole e condannato a morte. Eichmann si appellò ; il 29 maggio del 1962 la Corte di Appello Criminale rigettò l'appello e stabilì che « Eichmann non ricevette nessun ordine superiore. Egli era il suo stesso superiore e diede tutti gli ordini riguardanti le questioni ebree...la cosiddetta Soluzione Finale non avrebbe mai assunto le infernali forme di pelle scuoiata e carne torturata di milioni di ebrei senza il fanatico zelo e l'inestinguibile sete di sangue dell'appellante e dei suoi associati ».
Eichmann fu impiccato poco prima della mezzanotte del 31 maggio 1962 nella prigione di Ramla in Israele. Il suo corpo fu cremato e le sue ceneri sparse sul Mediterraneo al di là delle acque territoriali ebraiche perchè non ci fosse alcuna possibilità di un suo futuro monumento funebre e nessun paese potesse servire come luogo di ultima pace per lui.

Hanna Arendt e la banalità del male. Hanna Arendt(1906-1975), ebrea tedesca è stata una teorica della politica. Spesso di lei si parla come di una filosofa, ma lei rifiutò questo termine sostenendo che la filosofia riguarda l'uomo, mentre la sua opera riguarda il fatto che « non l'uomo ma gli uomini vivono sulla terra e abitano il mondo ». 
L'opera della Arendt tratta della natura del potere, dell'autorità, dei totalitarismi , di argomenti di politica.
Nel 1941 per sfuggire alle persecuzioni naziste si rifugiò negli Stati Uniti, a New York, alla fine della guerra tornò in Germania dove lavorò per la Youth Aliyah, una organizzazione ebraica che si occupava di salvare i bambini dalle persecuzioni naziste. Nel 1950 è divenuta cittadina americana e ha insegnato in diverse università statunitensi.
Arendt ha teorizzato la libertà come lo spazio comune al quale ciascun uomo porta la sua unicità e « natalità » e crea un valore duraturo.
Tra le sue opere : Le origini del totalitarismo, in cui indaga il comunismo stalinista e il nazismo.
La Arendt,  inviata da The New Yorker a seguire il processo di Eichmann, coniò il termine banalità del male per descrivere Eichmann. In questo testo Arendt solleva la questione se il male sia radicale o una funzione della mancanza di pensiero, la tendenza della gente normale a obbedire agli ordini e conformarsi alla opinione di massa senza una valutazione critica delle conseguenze del proprio agire o del proprio non agire. 
« La manifestazione del vento del pensiero non è la conoscenza ma è la capacità di distinguere il giusto dall'ingiusto, il bello dal brutto. E in realtà questo può impedire le catastrofi, almeno per me, nei rari momenti in cui ogni posta è in gioco ».
(H.Arendt, Pensiero e considerazioni morali, in Il liberalismo, p.141, Einaudi Scuola, 2004) 

Campi di concentramento e campi di sterminio. I nazisti distinguevano tra campi di sterminio e campi di concentramento. La distinzione risultò evidente durante i processi di Norimberga, quando a Dieter Wisliceny (un sostituto di Adolf Eichmann) fu chiesto di nominare i campi di sterminio egli disse che Auschwitz e Majdanek erano campi di sterminio mentre Mauthausen, Dachau, e Buchenwald erano normali campi di concentramento secondo quanto stabilito da Eichmann.
I più importanti storici dell'Olocausto individuano sei ex campi di sterminio nazisti tutti nell'area del territorio occupato dai nazisti della Polonia :
Auschwitz II (Auschwitz-Birkenau) Chełmno Belzec Majdane Sobibor Treblinka

Soluzione finale. I nazisti decisero l'avvio della soluzione finale della questione ebrea nella prima metà del 1941.
I primi stermini della Soluzione finale vennero eseguiti dalle SS Schutzstaffel (squadre di protezione). All'inizio le vittime venivano fucilate e buttate in fosse comuni, ma questo sistema venne considerato logisticamente e psicologicamente non efficiente, così verso la fine del 1941 i nazisti costruirono campi specificatamente destinati allo sterminio di massa tramite le camere a gas. I dettagli logistici vennero definiti nella Conferenza di Wannsee del gennzio del 1942 e furono messi in pratica da Adolf Eichmann. 

Vittime nei campi di sterminio

Auschwitz–Birkenau 1,100,000 
Bełżec 600,000 
Chełmno 320,000 
Majdanek 360,000 
Maly Trostenets 65,000 
Sobibor 250,000 
Treblinka 700,000–800,000 
Totale 3,395,000–3,495,0 00 

Revisionismo e negazionismo. Il termine è utilizzato per indicare sia il riesame della conoscenza degli eventi storici da parte degli storici sia la distorsione della memoria storica così che determinati eventi appaiano migliori o peggiori. Quando il revisionismo storico consiste nella negazione di crimini storici è chiamato negazionismo.
Il negazionismo per sostenere le proprie tesi utilizza metodi storici non scientifici e illegittimi: falsificazione di documenti storici, discredito di documenti veritieri, formulazione di conclusioni incoerenti o opposte a testi e fonti note, manipolazione di serie statistiche per supportare il proprio punto di vista, estrapolazione di documenti e informazioni dal loro contesto e loro utilizzo erroneo, traduzioni erronee di testi in altre lingue, paragone tra il crimine storico che si vuole negare con altri crimini per alterare il giudizio morale delle persone sul primo crimine; in quest'ultimo caso si parla  di relativizzazione. 
Esempi di negazionismo sono quello che riguarda l'Olocausto e una parte della storiografia sovietica. Attualmente ci sono gruppi che praticano il negazionismo su Internet. 
Il negazionismo dell'Olocausto è illegale in 17 paesi: Austria, Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Ungheria, Israele, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Svizzera