domenica 6 maggio 2018

2 Agosto 1980, ore 10.25


Il 2 agosto 1980 alle 10.25 esplodeva alla stazione centrale di Bologna un micidiale ordigno che provocò 79 morti e più di 200 feriti. Marina Gamberini, è l’unica ragazza della Cigar sopravvissuta alla bomba di Bologna del 2 agosto 1980, impiegata ventenne di questa azienda di ristorazione della stazione centrale che aveva gli uffici nei pressi della sala d'aspetto della seconda classe, proprio dove era collocato l'esplosivo.
"Tanti anni sono passati, ma c'è una grande sofferenza che non passa - dice Marina - . Una sofferenza ora soprattutto psicologica". "Ho sensi di colpa rispetto alle altre sei colleghe che sono tutte morte, a volte vorrei chiudere questa pagina, scordarmi tutto. Ma se lo facessi sarebbe meglio? Mi dico di no", aggiunge Marina che da anni segue un percorso di terapia psicologica di recupero.
Marina ha avuto un figlio nel '95, un parto difficile e ora che il figlio è più che ventenne, come lei in quel giorno di agosto dice: "Anche per lui mi sento in colpa perché non so come difenderlo".
Per Marina è sempre complicato raccontare, soprattutto ricordare. Sono ricordi che rimbombano dentro. Sono ricordi che non fanno respirare, che allontanano tutto ciò che esiste di razionale. E lo sguardo di Marina rimane sempre basso, verso le sue mani agitate che non finiscono mai di far qualcosa.
Gli occhi di questa donna sono grandi e scuri, ma tristi, velati da quella sofferenza di cui non ci si libera. E così Marina racconta di chi era prima e di come, in quel maledetto giorno, le sia stata rubata la vita.
«Il 2 agosto 1980 mi sentivo invincibile, avevo il mondo in mano ed ero mossa da quelle speranze giovanili, che tutti conosciamo. Guardando quella ragazza con gli occhi di oggi, posso dire che non aveva paura di niente, viveva in un mondo che non bisognava temere, ma scoprire, addentare e lei ne era affamata. Quella Marina aveva vent’anni, non sapeva che sarebbe stata destinata ad averne venti per sempre».
Gamberini racconta che «una parte di me infatti, rimase lì, in quell'ufficio tra la polvere e le macerie, mentre un'altra si salvò».
Marina nella strage di Bologna riuscì a salvarsi per miracolo o per fortuna, forse.
«Le mie colleghe invece, a cui volevo bene come a delle sorelle, morirono tutte. In quel momento mise radice dentro di me, quel senso di colpa che mi divora tutt’oggi, a distanza di 37 anni». È quel sentimento che annienta, accompagnato dalla domanda che si pone continuamente, in silenzio: «Perché io sì e loro no?».
Nonostante tutto ciò Marina ha il coraggio e la forza di testimoniare, di fare memoria. «È necessario che i giovani conoscano realtà come questa per trovare il coraggio di combattere una guerra ancora aperta contro ogni tipo di ingiustizia, armati di quella speranza che deve vivere nel cuore di ogni ventenne».

Marina Gamberini sarà nostra ospite a Padova il 19 maggio, accompagnata da Cinzia Venturoli, storica, ricercatrice presso l’Università di Bologna e collaboratrice dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna. La prof.ssa Venturoli da molti anni lavora in modo specifico sulla storia degli anni Settanta, con uno sguardo rivolto ai movimenti politici, ai terrorismi, alla società e al rapporto fra storia e memoria. Approfondirà la testimonianza di Marina Gamberini, illustrando il clima politico di quegli anni e le complesse vicende processuali legate alla strage. 

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