giovedì 15 febbraio 2018

Memoria e Ricordo 2018, 2


L'orgoglio di essere italiani






E mentre Oleg Mandic viveva i drammatici mesi ad Auschwitz, mille chilometri più a sud, nel martoriato litorale adriatico, occupato dai nazifascisti, la popolazione si apprestava a vivere un altro drammatico epilogo. Di queste vicende Sergio Basalisco ha fornito una puntuale ricostruzione, nella sua lucida e appassionante relazione, che  si potrebbe definire una vera e propria lectio magistralis.
Della sua relazione si può leggere una versione precedente in questo link. E altre informazioni si possono facilmente reperire all'interno di questo blog.   Ma durante l'incontro di Rubano della settimana scorsa Basalisco è stato particolarmente efficace ed ha pronunciato parole nette e definitive sull'intera vicenda delle foibe e dell'esodo, sottraendole ad ogni giustificazionismo ma anche ad ogni retorica revanscista. Ha ricostruito sì gli orrori della politica fascista  nelle zone acquisite dopo la prima guerra mondiale, ha narrato, citando Boris Pahor, degli ignobili tentativi di sradicamento di una cultura e di una lingua altrettanto preesistenti in quei luoghi come quelle italiane, ma ha chiamato col loro nome anche gli infoibamenti: una rappresaglia vera e propria, in nome di un nazionalismo mai sopito, che voleva giungere sino all'Isonzo, e di un intento dichiaratamente intimidatorio verso gli italiani, prefigurando la loro fuga in massa. 
Ma il punto più alto del suo intervento è stato toccato quando, quasi con un grido sommesso, ha esclamato:  "restituiamo l'onore agli italiani morti nelle foibe: non tutti erano fascisti!"
Dopo di lui Ambretta Medelin, vicepresidente della comunità italiana di Rovigno, attraverso l'appassionata descrizione della vivacità della realtà culturale, sociale e linguistica degli italiani, ha fornito ai presenti una seconda importantissima lezione: l'orgoglio di essere italiani. Qualcosa che chi vive e ha sempre vissuto comodamente al di qua della frontiera troppo spesso colpevolmente dimentica!
Dalle sue parole, sommate a quelle di Sergio Basalisco, traspariva un monito che è ben espresso da quanto la comunità italiana ha pubblicato in occasione del giorno del Ricordo: 
Nel Giorno del Ricordo della tragedia degli Italiani dell'Istria, Fiume, Quarnero e Dalmazia, delle vittime delle foibe e dell’esodo della stragrande maggioranza degli italiani autoctoni da queste terre, esodo che provocò una lacerazione crudele e profonda nel nostro tessuto sociale, costringendo esuli e rimasti ad uno smembramento innaturale e perpetuato nel tempo, la nostra Comunità esprime la propria fraterna vicinanza a tutti gli esuli, alle associazioni che li rappresentano, ed in modo particolare ai Rovignesi e alla “Famia Ruvignisa”, ribadendo l’importanza del lodevole rapporto di collaborazione che tutti assieme abbiamo saputo costruire negli ultimi decenni.
Trattasi di un “giorno” che noi tutti, esuli e rimasti, non ricordiamo soltanto una volta all'anno, ma che viviamo quotidianamente, nell'intimità dei nostri affetti e delle nostre famiglie, anche se sparse in giro per il mondo, con la dignità e la forza che ha da sempre contraddistinto le nostre genti
Vogliamo tutti assieme guardare al futuro, nella speranza che la nostra storia possa servire da monito e possa far riflettere sui valori fondamentali dell'umanità.

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Mario Bonifacio, partigiano ed esule

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