sabato 1 febbraio 2020

Italiani d'Istria. Chi partì e chi rimase.



NON SOLO FOTO: Storie orali e ritratti fotografici raccolti da Lucia Castelli tra Pirano e Fossoli.
(da Il mare perduto di Emiliano Rinaldi- Rivista IBC, 2018,2)







La mostra ospitata dal 1 al 15 febbraio (vedi orari di apertura sotto) presso la scuola media di Rubano racconta l'esodo giuliano-dalmata nel secondo dopoguerra e di come migliaia di italiani, in seguito alla cessione di territori italiani all'ex Jugoslavia, si ritrovarono improvvisamente ospiti non graditi in una nazione straniera.

Lucia Castelli ha vissuto in prima persona le conseguenze di quella drammatica pagina di storia, trascorrendo la propria infanzia a Fossoli, frazione di Carpi, all'interno del Villaggio san Marco, un ex campo di concentramento fascista che, nel dopoguerra, dal 1954 al 1970 fu riadattato per accogliere i profughi giuliano-dalmati. (Le molte vite di Fossoli).


Già nel 2013, l'autrice modenese aveva realizzato una prima ricerca fotografica volta ad esplorare ed approfondire le proprie origini istriane, concretizzatasi nella mostra "Villaggio san Marco-Fossoli-Carpi che fu esposta alla galleria Photogallery di Modena. Determinata ad approfondire ulteriormente ed in maniera più sistematica quelle vicende storiche, a partire dal 2014 Lucia Castelli  ha rintracciato, intervistato e ritratto oltre 50 italiani d'Istria.
Molti di loro lasciarono le terre d'origine e oggi vivono  nella penisola sparsi tra Bologna, Firenze, Modena, Portogruaro, Trieste e diverse altre località, altri decisero, invece, di rimanere nell'ex Jugoslavia ed oggi vivono a Parezzano, Pirano, Portorose e Sicciole. Nel compiere la propria ricerca la Castelli si è avvalsa della consulenza scientifica del Centro Etnografico del Comune di Ferrara, istituzione che dal 1972 si occupa di ricerca etno-antropologica, raccolta di fonti orali, promozione di cultura di base e fotografia, che le ha fornito gli strumenti metodologici necessari.

La mostra si presenta suddivisa in 3 sezioni. In Ritorno a Fossoli, i testimoni tornano a distanza di oltre 40 anni, all'interno del villaggio in cui vissero, mostrando vecchie fotografie di famiglia e posando nel luogo in cui furono realizzate. Questa serie di ritratti ambientali è caratterizzata dall'uso del colore e da riprese con luce naturale, a differenza delle due successive in cui i ritratti sono decontestualizzati e realizzati in bianco e nero.

Chi partì è il titolo della seconda sezione, dove Lucia Castelli ritrae e intervista chi fuggì dalle terre d'origine, mentre in Chi rimase il percorso viene chiuso dando voce a chi decise di non lasciare la terra natia. 

Il volume che accompagna la mostra non solo raccoglie gli esiti di questa complessa e articolata ricerca sul campo, ma li amplia ed approfondisce grazie ai testi di Marzia Luppi, direttrice della Fondazione Fossoli, che fornisce un inquadramento storico dell'esodo giuliano-dalmata e delle vicende legate al campo, originariamente nato come campo di concentramento per ebrei e dissidenti politici durante la seconda guerra mondiale e di Roberto Roda, responsabile del Centro Etnografico Ferrarese, che approfondisce le metodologie etno-fotografiche messe in campo dall'autrice modenese. 

La mostra e il volume sono stati realizzati grazie all'impegno della Fondazione Fossoli, ente che si occupa della promozione e della gestione culturale e scientifica del patrimonio storico e memoriale del Campo di Fossoli, ma pure del Museo del Deportato e dell'ex sinagoga di Carpi.

La mostra che ha ottenuto ottimi riscontri di pubblico e  di critica è stata allestita oltre che all'ex sinagoga anche a Colorno, Parma, Firenze, Trieste e Pirano, mentre presentazioni del volume si sono già tenute a Bologna e Ferrara.




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