martedì 10 febbraio 2015

La giornata del ricordo a Rubano, uno sguardo al futuro



No alla rimozione, si al superamento










Ricorre oggi per l'undicesima volta al giornata del ricordo, istituita con legge dello Stato nel marzo 2004 (legge 92 del 30/3/2004) 

L'associazione Storia e Vita ha onorato questa ricorrenza a Rubano, con una scelta coraggiosa, che guarda al presente e soprattutto al futuro, piuttosto che al passato.

Ha riunito infatti, intorno allo stesso tavolo un alto responsabile dell'ANPI veneto, un esule di Pola di origini italiane e una esule di origini istriane, responsabile di una importante associazione, che grande parte ha avuto nel tenere alta la memoria  della gravità dei fatti del dopoguerra e nell'ottenimento del riconoscimento legislativo.
Le motivazioni di questa scelta son molteplici:

  • La necessità, innanzitutto, di scrostare antiche, anche se ormai residuali, rimozioni collettive e di parte. La rimozione del dramma dell'Istria e della Dalmazia  è avvenuta per responsabilità di gran parte delle forze politiche italiane del dopoguerra. Una consistente motivazione di tale rimozione è l'assoluzione che gli italiani si sono autoconcessi sui crimini del fascismo. Non così è avvenuto in Germania, mentre in Italia il mito degli "italiani brava gente" e del fascismo buono, diverso dal nazismo, ha continuato per decenni ad inorgoglire grevemente un popolo dalla scarsa memoria e dalle scarse conoscenze.
  • La necessità di far conoscere, al di là delle microstorie individuali e delle sofferenze personali e familiari, che mai potranno essere cancellate o attenuate, il quadro storico, la genesi degli avvenimenti, le motivazioni che portarono all'uso selvaggio di violenze inaudite (le foibe). Superfluo precisare che motivare non è giustificare, come più volte hanno fatto i relatori, con in testa Italia Giacca.
  • La necessità di riproporre alla memoria gli abissi che la natura umana può raggiungere, spinta dall'odio e dal desiderio di vendetta. Ricordare, quindi, per prevenire. Poco importa che in questo caso sia toccato ad italiani, quando tutti nel dopoguerra si sono vendicati atrocemente a tutte le latitudini; noi guardiamo al futuro: solo la conoscenza storica, la cultura e il riconoscimento degli altri possono preservarci.   
  • La necessità, dopo 50 anni di rimozione e 70 di strumentalizzazioni reciproche, di riavviare un reciproco riconoscimento tra parti, sino a poco fa non comunicanti, e sottolineare un comune sentire, un  comune riconoscimento nelle parole della Costituzione e nelle comuni origini dell'identità nazionale, culturale e linguistica.
A me personalmente non è estraneo l'intento di trovare paralleli e analogie tra la nostra storia di migranti, in questo caso di esuli, e i drammi dei nuovi migranti e dei nuovi esuli ai quali assistiamo  quotidianamente.
Ogni seme gettato in questo campo sono sicuro che germoglierà piante vigorose, orgoglio dell'umanità e della nuova civiltà a cui dichiariamo, spesso solo a parole, di appartenere.

Mi piace concludere questo breve testo con le parole che Italia Giacca mi ha concesso: 
"ben si nota che da ogni lato ci sono polemiche e rancori; ma tirarli fuori significa già ascoltarsi e quindi fare un tratto di strada insieme. La strada è lunga, lo sappiamo, e anche tortuosa, ma mi sento di dire che noi abbiamo già fatto i primi passi: con Maurizio (Angelini) ci capiamo e già sento anche con te. Pur con vedute diverse, si può, se si è persone di buona volontà, parlarsi, ascoltarsi, confrontarsi, come abbiamo detto sin dall'inizio, rispettarsi e...andare avanti insieme!"

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Bibliografia

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