“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.” Primo Levi
Le parole di Primo Levi sono state il filo conduttore dell'incontro di ieri sera a Rubano.
Nel nostro tempo livido e incerto si
intravvedono segni molto preoccupanti dei prodromi di nuove tragedie: chiusura
delle frontiere, costruzione di muri, pseudo guerre di religione, intolleranza, xenofobia, il dilagare di inconsapevoli confessioni da
parte di chi afferma “io non sono razzista, ma…”. Sono segnali assai
preoccupanti del sempre possibile rischio che le menti, le volontà e l’umanità
stessa vengano oscurate.
Per questo noi di Storia e Vita continuiamo a proporre testimonianze, non per celebrare uno stanco rito ma per stimolare le coscienze ad osservare con gli occhi consapevoli del passato tutti i segni allarmanti del presente e per sottolineare che in ogni tragedia della storia c’è sempre un "prima", seguito da un "dopo" che poi si rivela inarrestabile.
Del "prima" della tragedia della shoah, ha parlato con una dottissima relazione, da "storico" più che "ingegnere" Davide Romanin Jacur, presidente della Comunità ebraica padovana. L'ing. Romanin Jacur è partito dalla definizione dell'antigiudaismo, ripercorrendo la storia occidentale dagli inizi dell'era cristiana sino all'apertura dei ghetti. Ha spiegato le basi storiche ed economiche della nascita dell'antisemitismo e i meccanismi psicologici e propagandistici attraverso i quali il regime nazista si è impadronito dell'antisemitismo che covava sotto le ceneri nella Germania sconfitta ed umiliata dopo la prima guerra mondiale.
Ha fornito dati sconvolgenti, narrando l'evoluzione della macchina dello sterminio sino al "perfezionamento" attuato nei campi. Ma ha messo l'accento anche sugli altri genocidi che hanno insanguinato il mondo dagli inizi del secolo breve ad adesso, pur tenendo distinte le persecuzioni di origine etnica dalle stragi di tipo esclusivamente bellico, che le prime sempre hanno affiancato.
Del "dopo", di un dopo molto particolare, che ha colpito la sua famiglia a Padova, ha parlato Sara
Parenzo, con voce inizialmente rotta dall'emozione e dal dolore della rievocazione di episodi tenuti vivi e raccolti dalla testimonianza della madre.
Inevitabile la riflessione che ci riconduce all'assunto iniziale di Primo Levi; come ha scritto Gadi Luzzatto Voghera nella presentazione del libro di Sara Parenzo:
"un destino che appare ineluttabile a cui nessuno sino all’ultimo vuole credere, ma che accade perché nella vita comune ci sono uomini e donne che non fanno nulla, ma proprio nulla perché non accada. Non sono necessari, come recita un libro di grande successo, i volenterosi carnefici di Hitler, sono sufficienti i nomi di chi firma in calce i documenti che hanno condotto allo sterminio di una famiglia”..
Numeroso, attento, con molte osservazioni e richieste di approfondimento il pubblico
presente. Consegnata, in apertura della serata, la targa al prof. Donato, autore della ricerca che ha portato al ritrovamento di ben 13 cittadini di Rubano, internati, da militari, nei campi di concentramento tedeschi.
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