domenica 10 aprile 2016

Giovanni Impastato, a margine degli incontri



Io appartengo ad una famiglia di origine mafiosa...




Queste parole introducono o comunque ricorrono negli interventi che Giovanni Impastato da quasi venti anni si prodiga si offrire al pubblico di tutta l'Italia. 
Anch'io l'ho sentito evocare le sue origini seguendolo nei tre appuntamenti organizzati per conto della nostra associazione, nei due giorni scorsi. Ma ogni volta, con il pubblico adulto di Rubano, con gli studenti dell'Einaudi o con quelli della consulta padovana, il suo discorso è stato variato, ha toccato mille temi diversi, ma con un unico leit-motiv: le catene che ti tengono legato alle tue origini, culturali, geografiche e familiari, anche se la tua famiglia è di mafiosi, si possono spezzare. Peppino Impastato per primo, Giovanni e la madre Felicia lo hanno fatto, chi a costo della vita, chi con un supremo impegno politico, personale e culturale. Ed ho avuto anche la fortuna di assistere alla genesi e all'inoltro della lettera sdegnata scritta al direttore della RAI e pubblicata oggi da Repubblica. La offro anche ai visitatori di questo blog con l'impegno di approfondire successivamente  implicazioni e dettagli che Giovanni Impastato qui non esprime. (Paolo Menallo) 

Caro direttore generale della RAI, come lei certamente sa, mio fratello, Peppino Impastato, è stato barbaramente ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. Dopo il film I cento passi di Marco Tullio Giordana, due anni fa sono stato coinvolto da Matteo levi della casa di produzione "11 Marzo Film", nel progetto di una pellicola che avrebbe dovuto raccontare il coraggio di mia madre, Felicia Bartolotta, che, con fierezza e tenacia, si é battuta contro tutto e tuttiper ottenere verità e giustizia.
Il film, dedicato a mia madre, è stato realizzato  ed è stato prodotto da una delle reti che stanno sotto la sua direzione, RAI 1, la stessa che nella trasmissione "posrta a porta" ha messo in nda l'intervista del figlio di Totò Riina. Questo figlio, che a differenza di Peppino, di mia madre e di tutta la nostra famiglia, non rinnega un padre mafioso, anzi lo difende e nega ogni condanna pronunciata contro di lui.
Tutti conoscono, compreso lei, la storia del criminale al quale sono state imputate diverse stragi e le uccisioni di molti padri e figli innocenti. Ritengo inconcepibile che sia stato permesso di dare spazio a questa persona senza pensare alle conseguenze di un messaggio diseducativo soprattutto nei confronti delle nuove generazioni. Una messa in onda lontana anni luce dal "dovere di cronaca" e che può ricondursi piuttosto ad un'operazione di basso livello editoriale per l'uscita di un libro che non merita di essere promosso e tanto meno dalla nostra TV pubblica.
Non penso- come sostiene Bruno Vespa- che sia questo il modo di conoscere o studiare il fenomeno. ma è piuttosto un modo per far crescere l'audience al costo di calpestare la dignità di molte persone- come noi- che hanno pagato un prezzo altissimo con il sacrificio dei propri cari. Npn si può giocare con il sangue delle nostre vittime cercando forzatamente lo scoop e destando la curiosità del pubblico con operazioni di cattivo gusto sino a mitizzare il mafioso. 
Le confesso di essere molto in difficoltà, dopo quello che è successo, nell'accogliere con entusiasmo il film su mia madre, pur rispettando il lavoro e il valore del regista Gianfranco Albano, degli sceneggiatori Monica Zappelli e Diego De Silva e di una straordinaria interprete come Lunetta Savino. E le confesso anche che, tanto è stato il mio sconcerto in queste ore, che ho pensato ad una diffida alla sua azienda a trasmettere il film. Ma non permettere al pubblico di conoscere la storia di mia madre sarebbe come darla vinta ad una informazione malata di protagonismo che, pur di affermarsi, è pronta anche a calpestare il dolore dei parenti di tante vittime innocenti.
Le storie di mia madre, di Peppino, di tutti noi e di tanti altri, comrpesi quei figli delle mafie che hanno fatto la scelta coraggiosa di rinnegare il loro stessi padri (una fra tutte Rita Atria),  meritano di essere raccontate. Siamo noi la linfa di questo paese e, finchè vivremo, lotteremo per sconfiggere il potere mafioso, a dispetto di questi indegni spettacoli che i media ci offrono.
Giovanni Impastato

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