Oleg Mandic all'Istituto Scalcerle
Ieri ho scoperto con
piacere che in edicola c'erano ben quattro copie del libro di Oleg Mandic: due
giorni prima, infatti, lo avevo accompagnato
all'Istituto Scalcerle di Padova, per "sottolineare" la ricorrenza della
Giornata della Memoria. Non pensavo che fosse già così conosciuto, anche se
avevo scoperto da lui stesso che l'anno scorso aveva visitato 52 scuole in
Italia, spostandosi dalla sua Abbazia (Croazia).
Adesso Oleg è un giovanotto di 84 anni; all'Istituto Scalcerle, attraverso un
video da lui stesso preparato e rispondendo alle domande degli studenti ha
svolto una lucida lezione di storia, fornendo argomenti e notizie di prima
mano, ma ha anche intonato un appassionato inno alla vita.
Nel filmato presentato
si trova anche uno spezzone originale che lo riguarda, girato ad
Auschwitz dopo il 27 gennaio 1945 dall'Armata Rossa.
Vicende straordinarie
che vengono raccontate con nonchalance da Oleg, come un nonno racconta
affettuosamente le storie ai nipoti. E affettuoso lo è stato Oleg con gli
studenti e le studentesse dello Scalcerle, anche e soprattutto quando le sue
risposte dure e i suoi scatti di vitale nervosismo hanno spiazzato le loro
aspettative.
Al di là del racconto
dei fatti e degli orrori visti e in parte da lui stesso vissuti, Oleg ha
affrontato diversi temi forti, dei quali due in particolare mi sono rimasti
impressi.
"Come ha fatto a sopravvivere
spiritualmente e moralmente alla tragedia e alle atrocità vissute?"
è stata la domanda diretta di una studentessa. Pacatamente Oleg, premettendo di
avere avuto una vita intensa e felice, ha confessato di ricorrere ad una
terapia molto particolare: "Quando gli inevitabili problemi e dubbi della
vita mi hanno tormentato, ho sempre fatto la benzina nella mia auto e sono
partito per Auschwitz, fermandomi per ore nel punto da cui si domina tutto
il campo. Alla fine i miei problemi attuali mi apparivano ben poca cosa e
sicuramente facilmente superabili..."
Inevitabile la domanda:
"la fede religiosa l'ha aiutata a sopravvivere e soprattutto a continuare
a vivere dopo la liberazione?". Lapidaria la risposta di Mandic: "Dio
l'ho lasciato ad Auschwitz..."
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