lunedì 12 giugno 2017

Giornata della Memoria 2017: Oleg Mandic


Oleg Mandic all'Istituto  Scalcerle





Ieri ho scoperto con piacere che in edicola c'erano ben quattro copie del libro di Oleg Mandic: due giorni prima, infatti, lo avevo accompagnato all'Istituto Scalcerle di Padova, per "sottolineare" la ricorrenza della Giornata della Memoria. Non pensavo che fosse già così conosciuto, anche se avevo scoperto da lui stesso che l'anno scorso aveva visitato 52 scuole in Italia, spostandosi dalla sua Abbazia (Croazia).   


Adesso Oleg è un giovanotto di 84 anni; all'Istituto Scalcerle, attraverso un video da lui stesso preparato e rispondendo alle domande degli studenti ha svolto una lucida lezione di storia, fornendo argomenti e notizie di prima mano, ma ha anche intonato un appassionato inno alla vita.
Nel filmato presentato si trova anche uno spezzone originale che lo riguarda, girato ad Auschwitz dopo il 27 gennaio 1945 dall'Armata Rossa.

Vicende straordinarie che vengono raccontate con nonchalance da Oleg, come un nonno racconta affettuosamente le storie ai nipoti. E affettuoso lo è stato Oleg con gli studenti e le studentesse dello Scalcerle, anche e soprattutto quando le sue risposte dure e i suoi scatti di vitale nervosismo hanno spiazzato le loro aspettative. 
Al di là del racconto dei fatti e degli orrori visti e in parte da lui stesso vissuti, Oleg ha affrontato diversi temi forti, dei quali due in particolare mi sono rimasti impressi.

"Come ha fatto a sopravvivere spiritualmente  e moralmente alla tragedia e alle atrocità vissute?" è stata la domanda diretta di una studentessa. Pacatamente Oleg, premettendo di avere avuto una vita intensa e felice, ha confessato di ricorrere ad una terapia molto particolare: "Quando gli inevitabili problemi e dubbi della vita mi hanno tormentato, ho sempre fatto la benzina nella mia auto e sono partito per Auschwitz, fermandomi per ore nel punto da cui si domina tutto il campo. Alla fine i miei problemi attuali mi apparivano ben poca cosa e sicuramente facilmente superabili..."

Inevitabile la domanda: "la fede religiosa l'ha aiutata a sopravvivere e soprattutto a continuare a vivere dopo la liberazione?". Lapidaria la risposta di Mandic: "Dio l'ho lasciato ad Auschwitz..."

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